Franco Paletta
"astrazione immateriale"
Translucent 1
Silver
Green
Copper
Light brown
Magenta
Translucent 2
White
Cream
Ivory
Dark
Franco Paletta, calabrese, è figlio della Magna Grecia della cui memoria artistica, in termini aggiornati, è l’erede. Scultore e pittore, al termine di una ancorata largamente ricerca stilistica ha elaborato una forma scultorea il cui massimo pregio consiste nel fatto di possedere e cancellare al tempo stesso la materialità, tanto è vero che l’autore definisce le proprie opere Corpi vuoti luminosi. Paletta affronta l’acciaio e il plexiglass e ne avvolge le bande per conquistare nelle loro volute uno spazio che in realtà non esiste. Alle sue spalle ha una lunga ricerca guidata costantemente dal desiderio di novità e di perfezionamento. Tale ricerca ha un interessante presupposto teorico consistente nel desiderio di fare emergere intorno alle sue esili creazioni, il vuoto, un vuoto che non si limita alla sua dimensione scultorea ma si estende ad una valutazione pessimistica del mondo contemporaneo contro le cui aberrazioni si è costantemente battuto con la massima energia. Le sue opere sono un esempio mirabile di quanto si possa ottenere con il minimo impiego di mezzi il massimo, in eleganti geometrie gaussiane che si stagliano su un vuoto cui conferiscono vibrazioni e sinuose forme di pura bellezza. Aldo Maria Pero, Giugno 2017
Ideale, spirituale, astratto nega l’esistenza della materia Ho teorizzato e definito il mio lavoro
Astrazione Immaterialeperché riporto in arte le mie sensazioni.
Il nostro secolo è caratterizzato da una irrequieta ricerca in ogni campo ed è gravato da profonde responsabilità. Sono un artista del mio tempo. Almeno nell’arte, credo giusto porre il cambiamento per elevare lo spirito dal materialismo imperante nella società dei consumi. In tempi non sospetti nel 1973 ho iniziato la mia ricerca. Sono giunto alla consapevolezza di me stesso, della mia più intima essenza, del significato di essere artista. Chiave di volta di un percorso, tanto impegnativo, quanto esaltante, che mi ha guidato alla costruzione della mia interiorità. Nel mio progetto e nella mia vocazione espressiva c’è stato l’intento di superare l’imitazione della realtà e creare un Astrattismo Immateriale che nega l’esistenza della materia. Infatti i corpi materiali e le cose in genere non sono altro che idee. Quando noi pensiamo di percepire qualcosa in realtà percepiamo un’idea che agisce su di in noi. Quindi tutto ciò che noi conosciamo dei corpi si riduce a un complesso di sensazioni, che sono in noi stessi e non fuori di noi come generalmente si crede. Esse provengono dall’ immediata azione che l’esperienza esercita sul nostro spirito, infatti “ le sensazioni abitano nella parte vuota dove soffia lo spirito”. Nel 1986 questa mia ricerca, mi porta ad individuare nelle “sensazioni” la mia dialettica. Trasformo le mie sensazioni in segni che diventano rilievi in superficie e forme tridimensionali nello spazio. Realizzo le mie sculture “Corpi vuoti luminosi” con un nuovo modo di scolpire, piegando ed attorcigliando tondini di metallo per disegnare nello spazio delle forme astratte vuote. Per me, il vuoto di queste forme diventa indispensabile alla creazione come lo è la natura per l’artista figurativo. Assume carattere spirituale e culturale ed estetico. Individuo nel vuoto delle forme l’Estetica del vuoto”. L’ intento della ricerca è stato quello di superare la mera abilità tecnica: l’arte per l’arte e scendere nelle profondità dell’io. Le mie opere perciò sono espressione dell’interiorità e aprono alle “risonanze emozionali” attraverso i tre elementi che le costituiscono: l’individualità, la storicità e l’universalità. L’evoluzione di queste forme dall’imitazione della realtà, ha implicato un processo profondo e difficile “educare l’anima oltre lo sguardo” ad una nuova concezione estetica del vuoto. Ho abolito la natura, i principi compositivi tradizionali ad essa riconducibili, le leggi prospettiche e l’ordine con cui si collocano le forme. Per cui il mio segno grafico diviene un simbolo dell’impulso profondo e inseparabile dal gesto. In particolare le mie opere sono una sintesi, di una cosciente riflessione estetica e storica dell’Arte. Questa teoria è frutto di una attività artistica e di una cosciente riflessione che ha accompagnato gli anni delle mie ricerche plastiche nel chiuso del mio studio. Ho creduto giusto porre questa teoria immateriale quale indice di una poetica del “vuoto” , che ho tradotto in “forme plastiche”. E’ dalla ricerca così intesa che traggo conforto per realizzare oggi opere che abbiano validità anche nel futuro. Definisco il mio lavoro Astrazione Immateriale, perché riporta in arte le “mie sensazioni” riportandola nel 2007 anche in didattica del mio insegnamento accademico presso l’Accademia di Belle Arti di Roma. Catalogo tutta la ricerca in Astrattismo Immateriale.
[Franco Paletta , agosto 1986]
Il “ vuoto” è un concetto filosofico . E’ «la chiave di volta» che unisce tutta la mia produzione. Questa filosofia è definita Estetica del vuoto. E’ presente in Occidente ed Oriente. Per l’Occidente significa Creazione non il Nulla. Per l’Oriente è un atto quotidiano della vita. Vorrei ricordare il metodo dei Samurai, guerrieri giapponesi, che prima di andare a combattere facevano “vuoto” nella loro mente, cioè si sbarazzavano di tutte le preoccupazioni della vita per concentrarsi solo verso il combattimento che dovevano affrontare. Questo metodo dava loro vigore e coraggio, quindi avevano un solo obiettivo: il combattimento. Fare spazio nella mente dava loro la possibilità di concentrarsi solo sul combattimento che stavano per affrontare. Quindi, il “vuoto” in quanto filosofia di vita, era ed è cibo per la mente e per il corpo. Anche io, come i samurai, utilizzo lo stesso metodo. Con l’intendo di migliorare la società attuale in cui vivo e difendere la mia arte, combatto le mie battaglie contro le nefandezze della società dei consumi. Faccio “vuoto” nella mia mente, per riempirla di nuove idee . Quindi il “vuoto” nelle mie opere non è il Nulla ma è il “pieno”. E’ un contenitore riempito di razionalità, filosofia, spiritualità, gioia di vivere e critiche sociali. Il “vuoto” primeggia nei titoli e nelle forme delle mie opere, infatti i titoli delle mie sculture dal 1986 sono sempre “ Corpi vuoti luminosi”. In essi è configurato il corpo umano costituito da materia e spirito, infatti le sculture sono vuote per un rito simbolico di sbarazzarsi della materia e rivolte verso l’alto per manifestare appunto l’elevazione dello spirito dalla materialità imperante della società dei consumi. Esteticamente sono aeree e luminose e manifestano appunto la loro immaterialità; mentre nella pittura materializzo i “vuoti” della società dei consumi con diversi titoli e significati: “Corpi vuoti fessurati”, 1973 – 75 ; “Corpi vuoti metallici ”, 1975-1980 ; “ Corpi vuoti” o “Oggetti contemporanei”, 1994- 2000; “Corpi vuoti sovrapposti”, 2000 – 2007;“Corpi sottovuoto”,2007- 2017 ; “Corpi cosmici vuoti”,2014 – 2017 . A questa società contesto appunto le scelte scellerate di ridurre tutto all’effimero, di depredare il pianeta, di aver perso i valori morali, civili e culturali, di ridurre la vita a vuota biologia e tecnologia, quindi di adorare il “dio denaro”. Spero che la mia critica positiva , possa correggere gli errori compiuti, di cui siamo responsabili per realizzare un mondo più giusto e più umano.
Il mio percorso artistico, appunto iniziato nel 1968, subisce un radicale cambiamento nel 1986. Abbandono la scultura figurativa per dedicarmi alla scultura immateriale creando un nuovo modo di scolpire: piegando e attorcigliando fili di metallo per disegnare nello spazio “corpi vuoti”. Le mie opere sono scarne ed essenziali per l’Estetica del vuoto, dunque ho eliminato il pieno e modellato il vuoto affidando alle forme vuote la mia spiritualità.
Le mie opere sono protese verso l’alto per un sentimento di riverenza e di fede ispirato dal Divino.
A questo proposito, penso alla statua del dio Mercurio del Cellini, che poggia su un piede ed è protesa verso l’alto in quanto il dio Mercurio è messaggero tra gli uomini e gli dei.
Utilizzo la luce metallica anche sulle lamine, proprio come avevo fatto precedentemente in pittura, per sottolineare il legame tra Dio e gli uomini.
Inizialmente, i miei lavori li ho realizzati con tondini di acciaio, nel secondo periodo passo alle lamine di alluminio, bronzo, ottone, plexiglass .
In ultimo per le sculture più grandi utilizzo i profilati di acciaio.
La lavorazione di questo metallo rifiuta il peso e la solidità delle masse, ma consente all’oggetto di occupare uno spazio tridimensionale.
Definisco il mio lavoro – Astrazione Immateriale – perché riporto in arte le mie sensazioni.
Sono proprio le sensazioni che mi spingono a realizzare questo genere di opere, perché ho la sensazione che la società dell’Occidente abbia ridotto l’uomo a materia e mente, la vita in vuota biologia e tecnologia.
Rifiuto questa filosofia perché l’uomo non è fatto per essere ridoto a materia e mente.
Riporto in arte le mie “sensazioni” omaggiando il corpo umano, costituito da materia e “sensazioni”.
Propendo per la parte immateriale dell’uomo.
Infatti le sensazioni abitano nella parte “vuota” “dove soffia lo spirito”.
Configurando il corpo umano nelle mie opere, definisco le sculture “ Corpi vuoti luminosi”.
Il titolo di queste opere è costituito appunto dal corpo, dal vuoto e dalla luce.
Riduco la materia dell’opera ai minimi termini privilegiando il “vuoto” della forma che diventa la parte essenziale dell’opera;
poi abbellisco la forma, costituita da lamine di acciaio, con la luce colorata per comunicare appunto la sensazione di immaterialità dell’opera.
Simbolicamente la luce rappresenta lo spirito, l’essenza dell’uomo.
Come l’uomo queste opere si elevano nello spazio, sintetiche ed essenziali.
Esteticamente sono aeree, aperte, ariose e luminose.
Tutte le opere di questa categoria vengono classificate nell’ Astrattismo Immateriale da me teorizzato e sostenuto anche nel mio insegnamento accademico presso l’Accademia di Brera. Franco Paletta
Indirizzo: via Santa Chiara, 4
87036 Rende (CS), Italia www.francopalettaanewyork.com
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